Dimenticate le piogge incessanti e le raffiche di vento. C’è una sola condizione atmosferica che costringe gli aeroporti a cancellare i voli sul tabellone (oltre alle bufere di neve che limitano la visibilità): il caldo eccessivo. Ed è quello che è accaduto nei giorni scorsi a Phoenix, in Arizona, dove la compagnia American Airlines ha dovuto interrompere una cinquantina di voli in partenza dall’aeroporto Sky Harbor, dopo che la colonnina di mercurio aveva superato i 49 gradi centigradi. Ovvero oltre i limiti massimi consentiti in moltissimi casi. Un tetto che non riguarda i Boeing e gli Airbus che possono decollare fino a 52-53 gradi.
Ma qual è il motivo e quali i rischi corsi con il maltempo? Ecco tutte le risposte secondo Patrick Smith, pilota e autore del libro pubblicato nel 2013 “Cockpit Confidential“, analizzate in un articolo del Telegraph
Troppo caldo
“L’aria calda è meno densa di quella fredda, e ciò significa che l’aereo necessita di maggiore potenza per generare lo stesso attrito e di innalzamento rispetto a un clima più fresco”, spiega Smith. In pratica, quando l’aria si fa rovente, l’aria diventa rarefatta, ha una densità più bassa e questo riduce la forza di portanza generata dalle ali, necessaria a sostenere gli aerei, in particolare in fase di decollo. Questo impone a temperature particolarmente elevate di ridurre il carico degli aerei (meno passeggeri e meno bagagli) o di predisporre piste più lunghe per il decollo. Già un rapporto del 2016 della International Civil Aviation Organization (Icao) ha avvertito che i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature avranno “gravi conseguenze sulle performance degli aerei in fase di decollo”.
Non a caso molti Paesi mediorientali e anche alcuni aeroporti in alta quota dell’America latina fanno partire i voli intercontinentali la sera, quando le temperature si abbassano.
Troppo freddo
Non esiste una temperatura troppo bassa per volare considerando che un aereo è progettato per raggiungere i 10.668 metri, dove la temperatura tocca i -51 gradi. “Il problema, semmai, è sulla pista che deve essere pulita, o con l’equipaggiamento utilizzato per il rifornimento di carburante che può congelare”.
Troppo vento
Il vento è tra le cause meteorologiche che creano più disagi ai passeggeri, tuttavia è raro che si arrivi a cancellare un volo. Decollo e atterraggio sono i momenti più critici in caso di forte vento. Per ridurre i rischi sono stati creati degli algoritmi che calcolano la massima forza di vento in cui un aereo può operare. Un Airbus, ad esempio, può decollare con raffiche di massimo 35 nodi e atterrare con 40 nodi. Tuttavia, secondo quanto stabilito anche dalla CAA, è il pilota che decide se un atterraggio è sicuro, indipendentemente dagli algoritmi.
Troppo bagnato
Così come accade per il vento, anche la pioggia causa più problemi sulla pista che in volo. Soprattutto quando il pilota è costretto a modificare la fase di atterraggio a seconda della quantità d’acqua sul suolo. Sebbene le piste aeroportuali ormai sono realizzate con materiale adatto, il pericolo dell’acqua-planning è ancora una possibilità, seppur rara. In genere, però, i piloti vengono avvisati prima in modo da condurre un atterraggio che prevenga ‘scivolamenti’.